venerdì 2 aprile 2010

Regionali 2010: le elaborazioni dell’ Istituto Cattaneo di Bologna su astensionismo, flussi elettorali, personalizzazione e bipolarismo.


Analisti politici esaminano i risultati elettorali delle Regionali  2010


da: Istituto Cattaneo
Alle elezioni regionali 2010 un elettore su tre non ha votato: un livello mai registrato in passato.

L’Istituto Cattaneo di Bologna ha effettuato un’analisi della partecipazione elettorale alle recenti elezioni regionali del 28-29 marzo nelle 13 regioni in cui si è votato. Si è osservato, come hanno messo subito in rilievo i mezzi di informazione, un forte calo dei votanti.

Per la prima volta nella storia repubblicana la partecipazione elettorale in una consultazione di rilievo nazionale è scesa nettamente sotto il 70%, toccando il 63,5% – ben 8 punti in meno rispetto ....
alle regionali del 2005 (71,5%). Il calo è stato particolarmente pronunciato anche rispetto alle recenti elezioni europee del 2009 (–6,1 punti percentuali nelle 13 regioni). Se in passato la disaffezione dell’elettorato si manifestava prevalentemente nei confronti del voto europeo, negli ultimi turni elettorali essa si è allargata anche alle elezioni regionali. Si tratta di un fenomeno importante, in quanto si tende a considerare le elezioni europee come consultazioni “meno importanti”, più lontane dalla vita della gente, e quindi più esposte al rischio di astensionismo; eppure nel corso delle ultime due tornate elettorali regionali il non-voto è stato più marcato alle regionali che non alle europee.

La crescita dell’astensionismo è stata maggiore in alcune regioni: Lazio (+11,9 punti percentuali), Toscana (+10,5), Liguria, Emilia-Romagna e Marche (+8,7), tutte regioni in cui il centro-sinistra ha vinto (o, nel caso del Lazio, perso di poco). Al contrario, al Sud – dove tradizionalmente la partecipazione elettorale è più bassa – l’incremento è stato più contenuto (attorno a 5 punti percentuali).
Il forte aumento dei non votanti nel Lazio può essere spiegato presumibilmente con l’effetto combinato di due fattori: l’assenza di liste del Pdl nella provincia di Roma (che giustifica i 13 punti percentuali di partecipanti in meno rispetto al 2005) e il probabile rifiuto di una parte dell’elettorato cattolico del centrosinistra a votare Emma Bonino (che spiega il forte calo dei votanti in tutte le province della regione).

Il crollo della partecipazione ha investito anche le regioni rosse, in primis la Toscana ma anche Emilia-Romagna, Marche, Umbria. Per la Toscana questo risultato può essere imputato anche alla percezione di scarsa competitività della sfida, che ha scoraggiato elettori di entrambi gli schieramenti a recarsi al voto. Per l’Emilia-Romagna si possono avanzare altre spiegazioni: la quota potenziale di elettori critici – verso il centro-sinistra (soprattutto dopo il caso Delbono e le recenti dimissioni del sindaco del capoluogo) e verso la politica in generale – appare particolarmente ampia, se si considera che all’astensionismo va aggiunto il forte successo della lista dei “grillini”guidata da Giovanni Favia.

Non sembra essersi manifestato un “effetto punizione” nei confronti del governo in carica.
L’astensione non è cresciuta di più nelle aree dove la coalizione di governo è più forte (ad esempio, Lombardia, Veneto, Piemonte). Si possono individuare almeno tre motivi per cui il governo non è stato punito, com’era successo invece nel 2005: la collocazione del turno elettorale durante la prima metà del mandato, l’assenza di discussione sul tema della crisi economica a causa dell’oscuramento del dibattito televisivo, la forte competizione con la Lega Nord che ha mobilitato l’elettorato del centro-destra nelle regioni settentrionali.

Aumento dell’astensionismo dal 2005 al 2010, in punti percentuali, per regione
Basilicata: 4,4%; Campania: 4,8%; Calabria: 5,2%; Veneto: 6,0%; Piemonte: 7,1%; Puglia: 8,2%; Lombardia: 8,3%; Umbria: 8,6%; Marche: 8,7%; Emilia-Romagna: 8,7%; Liguria: 8,7%; Toscana: 10,5%; Lazio: 11,9%. Totale 13 regioni: 8,0%.

Analisi a cura di Dario Tuorto e Pasquale Colloca

Fondazione di ricerca Istituto Carlo Cattaneo - Tel. 051-235599 / 051-239766 - Sito web: www.cattaneo.org





Elezioni regionali 2010. Chi ha vinto, chi ha perso, di quanto e dove?
Forte crescita della Lega Nord e dell’Italia dei valori, con conseguente riequilibrio dei rapporti di forza entro le due coalizioni

L’Istituto Cattaneo di Bologna ha effettuato alcune elaborazioni dei risultati del voto regionale appena conclusosi per determinare quanto i maggiori contendenti abbiano riscosso maggiori o minori consensi rispetto alle precedenti elezioni regionali del 2005. Fra i risultati più importanti si possono citare:

La Lega Nord ha pressoché raddoppiato i consensi, passando dai quasi 1 milione 380 mila voti nel 2005 (nelle sole 13 regioni che hanno appena votato il 28 e 29 marzo) agli attuali 2 milioni 750 mila (+1 milione 370 mila voti). Si tratta di un avanzamento generalizzato in tutte le regioni del Nord e anche in quelle “rosse”. Molto forte la crescita nelle Marche (voti quasi sestuplicati) e in Toscana (consensi triplicati), anche se in quelle zone la Lega partiva da valori assoluti relativamente bassi. Ma anche nelle regioni in cui la Lega Nord aveva già una presenza radicata si registrano avanzamenti notevoli, specie laddove il candidato a presidente del centro-destra era un rappresentante della Lega: +134% nel Veneto (+450 mila voti), +83% in Piemonte (+144 mila), +61% in Lombardia (+424 mila voti). Anche in Liguria (+38 mila voti) e in Emilia-Romagna (+180 mila) si osserva uno sviluppo ragguardevole: +100% e +165%. Si tratta di un risultato ancora più rilevante alla luce dell’astensionismo che ha caratterizzato queste consultazioni.

– Il Popolo della libertà, rispetto ai suoi predecessori del 2005 (Forza Italia e Alleanza Nazionale), ha perso 1 milione 69 mila voti (ossia il 15%). Com’era prevedibile, una parte consistente di questo calo si registra nel Lazio (–600 mila voti) per effetto dell’esclusione della lista Pdl in provincia di Roma e quindi non può essere imputato a una minore attrattiva del partito nei confronti dell’elettorato. Ricordiamo che nel 2005 An e Forza Italia hanno raccolto 610 mila voti in provincia di Roma. Ma il Pdl conosce comunque un calo marcato anche nelle regioni settentrionali – Piemonte (–178 mila, –27%), Lombardia (–162 mila, –11%), Veneto (–154 mila, –22%) – e “rosse” – Emilia-Romagna (–99 mila voti, -16%), Toscana (–95 mila, –19%). In due regioni del Sud, al contrario, il Pdl avanza: +224 mila voti in Campania (+35%) e +47 mila voti in Calabria (+21%) – regioni strappate al centrosinistra senza alcun apporto della Lega Nord.

– Nel complesso, il Popolo della libertà e la Lega Nord hanno guadagnato 301 mila voti nelle tredici regioni in cui si è votato (quasi 900 mila se si esclude dal computo la provincia di Roma). Questo avanzamento si concentra nelle regioni Lombardia (+262 mila voti), Veneto (+297 mila voti), Campania (+224 mila), Emilia-Romagna (+80 mila) e Calabria (+47 mila). Si assiste invece a un calo di consensi in Piemonte (–35 mila), Toscana (–19 mila).

– L’avanzamento del centro-destra è stato accompagnato da un notevole riequilibrio nei rapporti di forza all’interno del centro-destra: se nel 2005 i consensi di Forza Italia e Alleanza nazionale erano 5,1 volte superiori ai consensi della Lega Nord, nel 2010 questo rapporto è sceso ad appena 2,2. Detto altrimenti, se nel 2005 la Lega Nord incideva per il 16% sul complesso dei consensi del centro-destra (nella sua accezione più ristretta), ora essa incide per 31%, ossia ha quasi raddoppiato il suo peso entro la coalizione.

– Il Partito democratico perde 2 milioni di voti rispetto ai consensi raccolti dai Democratici di sinistra e dalla Margherita nel 2005, ossia circa un quarto (-26%) dell’elettorato dei suoi predecessori. Si tratta di un arretramento generalizzato, con accenti diversi: molto marcato in Calabria (–52%), pronunciato in Campania (–36%), Basilicata (-35%) e Piemonte (-30%). Viceversa, le perdite sono state più contenute in Lazio (–14%), Lombardia (–18%) e Veneto (–19%).

– L’Italia dei valori manifesta una forte crescita, quasi quadruplicando i suoi consensi del 2005: +1 milione 227 mila voti. Si tratta di una crescita che si osserva in tutte le regioni, ma meno al Sud che altrove. Particolarmente marcata la riuscita in Toscana (+127 mila voti, otto volte tanto il risultato del 2005) e nel Lazio (+183 mila voti, una sestuplicazione dei consensi).

Anche in seno al centro-sinistra, dunque, c’è stato un forte riequilibrio dei rapporti di forza: se nel 2005 i consensi di Democratici di sinistra e Margherita erano 23,4 volte superiori a quelli dell’Idv, nel 2010 questo rapporto è sceso a 3,7. Detto altrimenti, se nel 2005 l’Italia dei valori incideva per appena il 4% sul complesso dei consensi del centrosinistra (nella sua accezione ristretta di coalizione), ora essa incide per 21%, ossia ha quintuplicato il suo peso nella coalizione.

L’Udc di Pierferdinando Casini ha perso voti rispetto al 2005: –227 mila voti, ossia –15%. L’arretramento pare essere per lo più indipendente dalle alleanze strette nelle diverse regioni: il partito centrista ha perso consensi ovunque, tranne che in Liguria (dove appoggiava il candidato di centro-sinistra), Toscana (dove correva da sola) e in Campania (dove appoggiava il candidato di centro-destra). Nel complesso, tuttavia, il declino dell’Udc è stato più forte laddove si è alleato con il centro-sinistra.

– La sinistra radicale esce sconfitta rispetto al 2005. In tutto, i partiti della sinistra radicale hanno perso 1 milione 274 mila voti, ossia quasi la metà (–48%) del loro elettorato di cinque anni fa. Si tratta di un fenomeno diffuso uniformemente sul territorio, con una significativa eccezione: la Puglia, dove i partiti di sinistra avanzano di 72 mila voti (+38%).

– Infine, vale la pena di notare il risultato del Movimento 5 stelle-Beppe Grillo, che ha raccolti i consensi di 390 mila elettori nelle cinque regioni in cui si è presentato. Il risultato migliore in Emilia-Romagna, con il 6% dei voti validi. Ma è possibile che il ruolo più rilevante sia stato svolto dal Movimento 5 stelle in Piemonte, dove ha conseguito il 3,7% dei consensi e il candidato di centro-sinistra ha perso con un margine di appena 0,42 punti percentuali.

Voti nel 2010 (in migliaia):   Pdl       Lega         Pd         Idv
Piemonte:                      474         317         440         131
Lombardia:                   1.355       1.117         976         268
Veneto:                        555         789         456         119
Liguria:                       218          76         212          63
Emilia-Romagna:                 51         289         858         136
Toscana:                       412          99         641         143
Umbria:                        134          18         149          34
Marche:                        225          46         225          66
Lazio:                         291           0         645         211
Campania:                      873           0         591         178
Puglia:                        615           0         410         128
Basilicata:                     62           0          87          32
Calabria:                      263           0         157          53
Complesso 13 regioni         5.996       2.750       5.846       1.562


Differenza rispetto al 2005 (in migliaia di voti ed in percentuale):
                               Pdl       Lega         Pd        Idv
Piemonte:                     –178       +144       –184       +100
                              –27%       +83%       –30%      +322%

Lombardia:                    –162       +424        –210       +207
                              –11%       +61%        –18%      +337%

Veneto:                       –154       +451        –104        +90
                              –22%      +134%        –19%      +304%

Liguria:                        –0        +38         –68        +52
                                 0       +100%        –24%      +495%


Emilia-Romagna:                –99       +180        –239       +104
                               –16%      +165%        –22%      +325%

Toscana:                       –95        +76        –240       +127
                               19%      +330%        –27%      +804%

Umbria:                         –2        +18         –59        +34
                               –1%                   –28%

Marche:                        –19        +39         –92        +54
                               –8%      +579%        –29%      +490%

Lazio:                         602                   –103       +183
                              -67%                   –14%      +639%

Campania:                     +224                   –335       +111
                              +35%                   –36%      +163%

Puglia:                        –25                   –154        +90
                               –4%                   –27%      +235%

Basilicata:                     –4                    –47        +23
                               –6%                   –35%      +245%

Calabria:                      +47                   –169        +53  
                              +21%                   –52%

Complesso 13 regioni:       -1.069     +1.370      –2.004     +1.227
                              –15%       +99%        –26%      +366%

Fonte: elaborazioni dell’Istituto Cattaneo
Nota: i dati riferiti alla Calabria non sono definitivi in quanto si riferiscono a 2.339 sezioni su 2.405.

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Personalizzazione e bipolarismo diminuiti nel 2010. Il 9% degli elettori esprime un voto personalizzato per il candidato presidente. Decisivo il richiamo personale di Cota in Piemonte.

L’Istituto Cattaneo di Bologna ha effettuato alcune elaborazioni dei risultati del voto regionale per determinare il cosiddetto “effetto personalizzazione” a confronto con le precedenti elezioni regionali (desumibile dalla differenza di voti assoluti al candidato rispetto alla somma dei voti alle liste associate).

Complessivamente, rispetto al 2005, non cambia di molto la quota di elettori che votano il solo candidato presidente. Nel 2010 questa opzione è stata esercitata dall’8,7% dell’elettorato, –1,8 punti percentuali rispetto al 2005 (ma +0,3 punti rispetto al 2000).
Tradizionalmente, il voto personalizzato è più forte al Nord rispetto al Sud: nel 2005 ben 15,2 elettori su 100 avevano votato il solo candidato presidente al Nord, più del doppio rispetto al Centro-sud (Lazio e regioni meridionali): 7,0% (in linea con quanto avviene nelle elezioni comunali).
Ciò è dovuto al fatto che al Sud esiste un secondo tipo di personalizzazione, quella veicolata dai candidati consiglieri sul territorio, nelle singole province (anche se questo dato per il 2010 non è ancora disponibile, solitamente il voto di preferenza è molto più elevato al Sud rispetto alla media). Nel 2010 i valori del voto personalizzato per il presidente sono territorialmente più omogenei: 11,4% al Nord, 6,2% al Centro-sud, mentre la zona rossa, con il 9,2%, è molto vicina alla media nazionale.

L’appeal personale del candidato presidente è stato decisivo in un solo contesto: il Piemonte. Qui infatti il neo-eletto Roberto Cota ha conquistato il 14,7% dei voti in più rispetto alle liste a suo sostegno (un valore secondo solo a quello del candidato sconfitto del centrodestra in Toscana, Monica Faenzi, pari al 16,1%, e a quello di Vincenzo De Luca in Campania, 15,7%). Tale valore è superiore alla differenza tra i voti a Cota e quelli raccolti dalla presidente uscente, Mercedes Bresso.

Rispetto al 2005 la diminuzione del voto personalizzato per il presidente è stata più netta nelle regioni settentrionali (–3,8 punti percentuali), con punte più elevate in Lombardia (–5,6) e Liguria (–4,8), e più contenute in Umbria (–1,1) e Campania (–0,9).

Per quanto riguarda lo schieramento di appartenenza, emergono differenze abbastanza significative.
I candidati di centro-sinistra raccolgono in media 2,6 punti percentuali di voto personale in meno rispetto alle consultazioni del 2005, con punte negative nel Nord (–5,8) e dati sostanzialmente invariati nel Centro-sud. De Luca, anche grazie a una particolare performance positiva nelle “sua” provincia, Salerno, raccoglie 12,1 punti percentuali in più rispetto a Antonio Bassolino del 2005. L’altra regione in controtendenza è la Puglia, in cui Nichi Vendola raccoglie 3,6 punti percentuali in più rispetto a cinque anni fa.
Nell’insieme di dati negativi spiccano invece Lombardia (–7,7), Veneto (–7,2), Basilicata (–6,8), Lazio (–6,7), ma anche la Calabria (–4,9) e la Liguria (–4,4). Se si considera che il voto al partito va automaticamente trasferito anche al candidato presidente, non è corretto interpretare questi dati
come esclusivamente legati allo scarso appeal dei candidati presidente: è anche la capacità di attrazione del voto delle liste a far abbassare il tasso di “presidenzializzazione”.

Per quanto riguarda il centro-destra, pur in un contesto simile (una riduzione complessiva, rispetto al 2005, di –1,3 punti percentuali nel voto personalizzato nelle 13 regioni), emerge una differenza significativa tra la “zona rossa”, in cui i candidati del centro-destra invertono la tendenza, migliorando di 1,1 punto percentuale, e il Centro-sud, in cui gli aspiranti governatori perdono 3 punti percentuali rispetto al 2005.
In generale il dato del centro-destra è territorialmente meno omogeneo di quello del centrosinistra,
con la peculiarità del caso Campania (-10,1) – in cui, tra l’altro, Stefano Caldoro raccoglie meno consensi delle liste che lo sostengono (–28,5 mila voti), con perdite principalmente concentrate nella provincia di Salerno per le ragioni sopra citate. Le altre regioni in cui in candidati del centro-destra perdono capacità di concentrare voti sulla propria figura rispetto al 2005 sono la Lombardia (–6,3), la Puglia (–4,9) e la Liguria (–4,6); viceversa i candidati di Umbria (+4,1), Marche (+3,9) e Piemonte (+2,5) registrano una maggiore capacità di raccogliere voti “personali” rispetto al 2005.

Possiamo infine rilevare, attraverso la quota dei consensi ai primi due candidati, lo stato attuale del bipolarismo regionale. Se tra il 1995 e il 2005 si era registrata una crescita omogenea territorialmente (dall’85,3 al 96,6% dei voti espressi a favore dei primi due candidati nelle 13 regioni al voto, con punte di +23 punti percentuali tra le due consultazioni al Nord), nel 2010 c’è stata una leggera contrazione del bipolarismo (93,1%). Rispetto al 2005, la diminuzione è di 3,5 punti percentuali, con un’accentuazione al Centro-sud (–4,2 punti). La contrazione maggiore di consensi si è registrata, però, in Emilia-Romagna (–9,2 punti), in ragione della significativa performance del candidato della lista Movimento 5 stelle (7,0%) e della scelta dell’Udc di competere autonomamente. Valori significativi si registrano anche in Puglia, Basilicata e Calabria, ascrivibili rispettivamente al risultato Adriana Poli Bortone dell’Udc (8,7%), all’exploit di Magdi Cristiano Allam (8,7%) e all’ottima prestazione di Pippo Callipo (10%) in Calabria, sostenuto, tra gli altri, da Italia dei Valori. Gli unici casi significativi in controtendenza sono Campania (+1,6), Lazio (+1,4), ma soprattutto Toscana (+3,9) nonostante la presenza di cinque candidature e della scelta “terzista” dell’Udc.

Personalizzazione del voto nel 2010: incidenza percentuale di voti al solo candidato e di voti disgiunti

Regione/area geopolitica
                         Centro    Centro    Tutti i 
                         destra   sinistra  candidati
Piemonte:                +14,7%    +12,9%     +14,1%
Lombardia:                +8,3%    +11,3%     +11,5%
Veneto:                  +10,9%    +11,0%     +11,7%
Liguria:                  +9,4%     +7,2%      +8,3%
Emilia-Romagna:           +4,3%     +8,5%      +8,3%
Toscana:                 +16,1%    +12,6%     +14,0%
Umbria:                  +10,7%     +5,6%      +8,3%
Marche:                   +5,3%     +5,9%      +6,2%
Lazio:                   +10,5%    +11,0%     +11,0%
Campania:                 –1,8%    +15,7%      +5,8%
Puglia:                   +2,8%    +12,1%      +7,1%
Basilicata:               +6,1%     –6,9%      +3,8%
Calabria:                 +3,7%     –4,3%      +3,5%

Totale 13 regioni:        +7,8%     +7,9%      +8,7%
Nord:                    +10,8%    +10,6%     +11,4%
Zona rossa:               +9,1%     +8,2%      +9,2%
Centro-sud:               +4,3%     +5,5%      +6,2%

Nota: I valori sono riferiti ai voti che non provengono dalle liste collegate ai candidati.
Fonte: elaborazione da Istituto Cattaneo; Ministero dell’Interno.

  
Personalizzazione e bipolarismo dal 2005 al 2010 (variazioni in punti percentuali)
Personalizzazione: voti ai soli candidati (%)
Struttura della competizione regionale

Regioni/aree
geo-politiche
                  Centro  Centro  Tutti i   Voto ai primi  Voti alle due
                  destra   sin.  candidati   due candid.    coalizioni 
                                                             maggiori
Piemonte:         +2,5%   –3,8%    –1,6%       –3,7%           –4,1%
Lombardia:        –6,3%   –7,7%    –5,6%       –7,7%           –5,9%
Veneto:           +1,3%   –7,2%    –3,2%       –3,7%           –3,6%
Liguria:          –4,6%   –4,4%    –4,8%       +0,8%           +0,7%
Emilia-Romagna:   –1,4%   –1,9%    –1,5%       –9,2%           –8,4%
Toscana:          +3,9%   –1,0%    +1,4%       +3,9%           +4,6%
Umbria:           +4,1%   –2,8%    –1,1%       –1,7%           –2,1%
Marche:           –2,2%   –3,0%    –2,5%       –3,4%           –3,8%
Lazio:            +1,8%   –6,7%    –2,9%       +1,4%           +0,9%
Campania:        –10,1%  +12,1%    –0,9%       +1,6%           +0,3%
Puglia:           –4,9%   +3,6%    –1,4%       –8,1%           –9,0%
Basilicata:       +0,8%   –6,8%    +1,2%       –7,1%           –2,0%
Calabria:         –2,5%   –4,9%    +0,3%       –8,7%           –6,8%

Totale 13 regioni:–1,3%   –2,6%    –1,7%       –3,5%           –3,0%
Nord:             –1,8%   –5,8%    –3,8%       –3,6%           –3,3%
Zona rossa:       +1,1%   –2,2%    –0,9%       –2,6%           –2,4%
Centro-sud:       –3,0%   –0,5%    –0,7%       –4,2%           –3,3%

Fonte: elaborazione da Istituto Cattaneo; Ministero dell’Interno.
Analisi a cura di Gianfranco Baldini e Gianluca Passarelli
Fondazione di ricerca Istituto Carlo Cattaneo - Tel. 051-235599 / 051-239766 - Sito web: www.cattaneo.org

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