domenica 19 dicembre 2010

Bosco in città sfratto in vista per Italia Nostra ?

Dall'articolo di Repubblica sembra che dopo lo sfratto a Italia Nostra dal Parco delle Cave del 2008 anche Bosco in Città non abbia molte chance di rimanere alla direzione di Italia Nostra.
Purtroppo sembra che quando vi sono cose che funzionano e che gravano poco sul bilancio del Comune di Milano si debbano cambiare.
Il Parco delle Cave solo con i costi preventivati della nuova gestione ci è costato molto di più rispetto alla gestione precedente di Italia Nostra. 
Ricordo che al Comune di Milano dovrebbero esserci degli amministratori non dei padroni.
Cittadini sempre, sudditi mai!



Da Repubblica del 15 dicembre 2010 
Bosco in Città, dopo 36 anni sfratto in vista per Italia Nostra

Due anni fa era finita l' esperienza al Parco delle Cave, con un addio tra Italia Nostra e il Comune consumato per divergenze nella gestione. Quest' anno la storia si ripete:a fine anno scade la concessione all' associazione ambientalista per il Bosco in città, nato nel 1974 proprio da un' idea di Italia Nostra. Il Comune, dopo 36 anni di rinnovi automatici della concessione, ha deciso che dal prossimo anno la gestione dell' area verde sarà invece assegnata per mezzo di una gara pubblica. «Così un altro pezzo pregiato del verde urbano rischia di andare in malora per scelte esclusivamente politiche»,
attacca il consigliere dei Verdi Enrico Fedrighini, che annuncia una petizione online per salvare il bosco. Della decisione di Palazzo Marino si è discusso ieri, durante una commissione consiliare sul Bilancio. «Gli uffici comunali sono orientati a fare la gara, Italia Nostra ci chiede di rinnovare l' affidamento diretto: saranno ora i nostri legali a dirimere la questione», spiega l' assessore al Verde Maurizio Cadeo. In ogni caso la concessione avrà una miniproroga di sei mesi: il tempo per istruire il bando per la gara che sceglierà i futuri gestori (la deliberaè già pronta per essere approvata dalla giunta). Ma è proprio a questo che si attaccano le speranze di Italia Nostra: «Bosco in città è stato creato da noi, non siamo semplici fornitori di servizi, non ci occupiamo solo di tenere pulito il verde, ma abbiamo messo in piedi un' area utilizzata da tantissima gente per le attività più diverse, con un ritorno sociale e economico superiore anche al contributo del Comune», spiega uno dei rappresentanti della onlus, Luca Carra. Che aggiunge speranzoso: «Ecco perché, secondo noi, il Comune potrebbe evitare la gara e riconoscere il nostro contributo a questa importante realtà». Ma su questo punto l' assessore non si sbilancia, lasciando in mano agli uffici tecnici la risposta agli avvocati di Italia Nostra. Fedrighini è meno ottimista, invece, almeno sulle intenzioni dell' amministrazione. Ricorda la vicenda del Parco delle Cave, con l' associazione che decise di abbandonare la gestione in aperta polemica con le scelte del Comune. All' epoca Verdi e Pd chiesero che fosse revocata la delega a Cadeo proprio su quel parco. E ipotizza: «Forse c' è qualche operatore privato che bussa alla porta, interessato a rilevare e a trasformare in business la gestione dell' area; forse prevale nell' attuale amministrazione un' idea di gestione del verde modello lunapark, dove ogni spazio va riempito con stand e sponsor, senza pensare al paesaggio e alle aree rinaturalizzate». - (or.li.)

1 commento:

  1. Un saluto cordiale a tutti.

    ItaliaNostra sfrattata anche dalla sua creatura più bella e originale: il Boscoincittà?

    Un'ipotesi triste che non sorprende più di tanto gli addetti ai lavori, ormai rassegnati alle stranezze di questo splendido territorio.

    Nel comprensorio verde ad ovest di Milano c'è un 'buco nero' che ha condizionato tutto l'associativismo della Zona 7, fin dalla sua carambolesca adozione in Consiglio comunale nel 2004, senza il coinvolgimento dovuto e sacrosanto della cittadinanza.
    Si tratta dell'enorme insediamento (trasversalmente appoggiato) che incombe a nord est del Parco delle Cave e ha, di fatto, ridotto percettivamente il comprensorio verde di 300 metri, incombendo sulle aree più pregiate.
    La doverosa battaglia per ridurne le dimensioni e l'incredibile impatto è stata di pochi volontari, lasciati completamente isolati da ambientalisti e politici (tranne rare eccezioni) di maggioranza e opposizione.

    Una solitudine pagata a caro prezzo.

    Da allora - come qualcuno scrisse su 'ViviMilano' nel 2007 - tutto l'associazionismo si frantumò e nulla fu più come prima.

    Ad una cordata spavalda fu affidata gran parte del territorio e la cordata crebbe sempre più in appetito e - qui sta il 'buco nero' - con impunità assoluta anche di fronte ad evidenti mancanze.

    Non occorre essere studiosi di Esegesi per capire che ci sono ragioni sotterranee per spiegare come, al momento dell'abbandono di ItaliaNostra dal Parco delle Cave, di tutto l'enorme associazionismo che caratterizzava la Zona 7, solo un piccolo gruppo (ma molto incisivo e determinato) si è mosso concretamente in sua difesa.
    In solitudine, il Comitato Salvaguardia Ambiente Zona 7 ha prodotto, protocollato e pubblicizzato subito dopo l'abbandono di ItaliaNostra, un documento che doveva dare il via a tutta una serie di iniziative, interrogazioni politiche che non ci sono state...

    Ora la cordata si allarga e non poteva essere diversamente.

    Spiace per gli splendidi architetti e manutentori del verde di ItaliaNostra, ma in questa nostra tanto declamata Repubblica, le battaglie (controcorrente) sono sempre di pochi e quei pochi, spesso, finiscono sulla graticola.

    Massimo de Rigo

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