lunedì 14 febbraio 2011

Nuovo quartiere a Figino e altre costruzioni in via Cenni

Basta con il sacco di Milano: con i PII si costruisce nelle zone degradate aumentando a dismisura le volumetrie, densificando la zona senza dare servizi, con l’housing sociale si costruisce sottraendo suolo alle aree verdi ed agricole, dando servizi che nessuno poi usa. Si parla tanto di consumo di suolo e tutela dell'agricoltutra e del verde.
In data 25 ottobre 2010 il Consiglio di Zona 7 ha dato parere favorevole ad un intervento di edilizia residenziale sperimentale in locazione a canone sociale, calmierato e convenzionato in via Cenni, si costruiranno, vicino al quartiere Fleming ca. 150 appartamenti nelle vicinanze del Campo di Marte della Caserma Perucchetti.  Progetto di massima via Cenni
In data 31 gennaio 2011 il Consiglio di Zona 7 ha dato parere favorevole alla costruzuione di un nuovo Quartiere a Figino. Anche qui si tratta di edlizia residenziale sperimentale in locazione a canone sociale, calmierato e convenzionato su un'area comunale sita in via Rasario si costruiranno circa 400 appartamenti. Progetto di massima Figino  cosa dire si predica bene e si razzola male!
Personalmente penso questo:
Come ebbi modo di esprimermi sull’intervento di via Cenni a Milano riguardo ad un intervento simile, chiedo a tutti voi una riflessione: ancora una volta con il trasformismo verbale si tenta di far passare la costruzione di quartieri popolari come se fossero quartieri di nuova condizione sociale; un tempo si definivano “case Popolari”
oggi mutuando dall’inglese che fa più “in” li chiamiamo “Housing sociale” ed ancora una volta non tenendo conto degli errori degli anni ‘70’ e ‘80’ si attua un assetto viabilistico poco comunicante con la viabilità cittadina formando all’interno del quartiere delle enclave poco controllabili.
La definizione che ne da il CECODHAS, l’organizzazione europea degli operatori del settore,
richiama i seguenti concetti:
alloggi per coloro che non riescono a soddisfare il proprio bisogno abitativo sul mercato
(per ragioni economiche, per assenza di un’offerta adeguata o anche per difficoltà di
accesso al credito)

L’ubicazione  del futuro quartiere popolare, chiamiamo le cose con il nome in italiano, in modo che tutti possano capire di cosa stiamo parlando, sorgerà nel  borgo di Figino dove conta circa 1500 abitanti, il nuovo quartiere porterà altre 1200 persone, dove la maggior parte di essi andranno a lavorare, si spera,  e divenendo di fatto un quartiere dormitorio.
I servizi, da più parti si dice che le costruzioni di case portano più servizi, in effetti dovrebbe essere  vero, di fatto vediamo sempre guardando altri quartieri popolari c he così non è. O meglio, durante i primi anni sicuramente i servizi vengono inseriti nel complesso edilizio, poi nel tempo questi servizi vengono e man mano abbandonati perché in genere le persone che vi abitano preferiscono usufruire dei servizi fuori dal quartiere e vicino al posto di lavoro, quindi nel tempo vedremo che i negozi di vicinato non avranno più la convenienza economica  a rimanere aperti e chiuderanno, mentre chi dovrebbe usufruire dei servizi sociali, nido, asilo, scuole materne, ed  elementari preferiscono utilizzare le strutture più vicine al posto di lavoro di uno dei genitori, vedi quartiere Quinto Romano, Vercellese, Quarti. Per non parlare dei trasporti, a Quinto Romano il collegamento con Baggio è arrivato solo nel 2008. Quindi non è vero che costruendo si creano servizi o si combatte la delinquenza come qualcuno sostiene.
Nel quartiere Vercellese o Fleming;  durante la costruzione si era previsto di costruire strutture commerciali ma nel tempo queste strutture non più economicamente sostenibili sono state abbandonate e sono diventate per un certo periodo di tempo rifugio di sbandati; ora sono chiese evangeliche.
Altro esempio: via Quarti nasce come quartiere modello negli anni 80 con guardiole e custodi giardini e luci per negozi mai occupati, gli appartamenti assegnati  a persone economicamente deboli ma per bene; ma dopo più di quindici anni è diventato un quartiere invivibile, dove spaccio e delinquenza la fanno da padroni e anche le forze dell’ordine faticano ad entravi e chi le gestisce, di fatto, le a quasi abbandonate rinunciando a fare piazza pulita della illegalità.
Secondo fattore negativo è l’assetto viabilistico del nuovo quartiere  che non riceve una viabilità cittadina e continua ma solo ed esclusivamente locale e rischia di diventare un “Cul de Sac”, come già visto nei quartieri Vercellese chiamato anche Fleming e il quartiere di via Quarti che se all’inizio questi quartieri erano fiori all’occhiello per l’edilizia e la politica, dopo una decina d’anni sono diventati luoghi di malavitosi.
Cosa fare dunque per dare un tetto alle famiglie che non riescono a soddisfare il loro bisogno abitativo sul mercato.

A)               A)  Assegnare le case sfitte di proprietà del Comune
B)     Assegnare le case sfitte dei privati, come?   
Creando un registro pubblico delle case sfitte e disponibili, una tassa molto alta per chi preferisce non mettere a disposizione per l'affitto la casa che possiede.
Queste due norme potrebbero avere un effetto esplosivo: i proprietari si renderebbero disponibili all'affitto per non pagare la tassa; gli inquilini avrebbero una ampia scelta di alloggi e perderebbero la paura di essere sfrattati; lo sfratto, di conseguenza, sarebbe veloce a vantaggio dei proprietari e senza rischi di restare per strada per gli inquilini. Inoltre non esisterebbero più contratti illegali o in nero.
Questo sistema attuale perpetua i ghetti e non crea alcun mix sociale nei quartieri, relegando gli abitanti in non luoghi abbandonati a loro stessi.
Quindi applicare il suggerimento di un ex candidato sindaco
1.Creare un’Agenzia per la casa per recuperare gli 80.000 appartamenti vuoti di Milano e trasformarli in affitti a basso costo.
2. Trasformare i 900.000 metri quadrati di uffici vuoti in spazi di residenza e lavoro (artigianato, studi professionali, laboratori).
3. Garantire un’adeguata e costante manutenzione del patrimonio residenziale pubblico (case Aler e comunali).
4. Individuare aree dismesse e non utilizzate dove promuovere interventi urgenti di nuova edilizia sociale in affitto.
5. Lanciare una politica di riuso temporaneo degli edifici non utilizzati in attesa di trasformazione.
Ritengo che prima di consumare nuovo suolo come nel caso in questione si debbano occupare tutti gli appartamenti vuoti di Milano e in second’ordine se proprio si dovrà costruire sia essa edilizia popolare o housing sociale che edilizia privata venga costruito su terreni degradati e abbandonati da altri servizi. 

Basta con il sacco di Milano: con i PII si costruisce nelle zone degradate aumentando a dismisura le volumetrie, densificando la zona senza dare servizi, con l’housing sociale si costruisce sottraendo suolo alle aree verdi ed agricole, dando servizi che nessuno poi usa.

1 commento:

  1. Mi sembra un commento di basso profilo, senza adeguata cultura sul tema. Capisco le preoccupazioni, ma prima di esprimere pareri bisognerebbe approfondire le proprie conoscenze, soprattutto quando si tratta di temi alquanto complessi. E' davvero sicuro che case popolari = housing sociale? Studi per favore, osservi, anche al di fuori del nostro giardinetto, guardando le espeirenze Europee, dove l'housing sociale è modello sperimentato con successo da tempo. Sul tema esiste una bibliografia ormai sconfinata, se è sensibile al tema come credo, non si riserverà di indagare. La prossima volta spero però che le riflessioni vengano formulate dopo questo passo.

    Tommaso

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