TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque
governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle,
distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche
soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo
infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o
legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza
effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è
tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.
E, viceversa, tirannide parimente si dee riputar quel
governo, in cui chi è preposto al creare le leggi, le può egli stesso eseguire.
E qui è necessario osservare, che le leggi, cioè gli scambievoli e solenni
patti sociali, non debbono essere che il semplice prodotto della volontà dei
più; la quale si viene a raccogliere per via di legittimi eletti del popolo. Se
dunque gli eletti al ridurre in leggi la volontà dei più le possono a lor talento
essi stessi eseguire, diventano costoro tiranni; perché sta in loro soltanto lo
interpretarle,
disfarle, cangiarle, e il male o niente eseguirle. Che la
differenza fra la tirannide e il giusto governo, non è posta (come alcuni
stoltamente, altri maliziosamente, asseriscono) nell'esservi o il non esservi
delle leggi stabilite; ma nell'esservi una stabilita impossibilità del non
eseguirle.
Non solamente dunque è tirannide ogni governo, dove chi
eseguisce le leggi, le fa; o chi le fa, le eseguisce: ma è tirannide piena
altresì ogni qualunque governo, in cui chi è preposto all'eseguire le leggi non
dà pure mai conto della loro esecuzione a chi le ha create.
Ma, tante specie di tirannidi essendovi, che sotto diversi
nomi conseguono tutte uno stesso fine, non imprendo io qui a distinguerle fra
loro, né, molto meno, a distinguerle dai tanti altri moderati e giusti governi:
distinzioni, che a tutti son note.
Se più sopportabili siano i molti tiranni, o l'un solo, ella
è questione problematica assai. La lascierò anche in disparte per ora, perché
essendo io nato e cresciuto nella tirannide d'un solo, ed essendo questa la più
comune in Europa, di essa più volentieri e con minore imperizia mi avverrà
forse di ragionare; e con utile maggiore fors'anco pe' miei cotanti conservi.
Osserverò soltanto di passo, che la tirannide di molti, benché per sua natura
maggiormente durevole (come ce lo dimostra Venezia) nondimeno a chi la sopporta
ella sembra assai men dura e terribile, che quella di un solo. Di ciò ne
attribuisco la cagione alla natura stessa dell'uomo, in cui l'odio ch'egli
divide contro ai molti, si scema; come altresì il timore che si ha dei molti,
non agguaglia mai quello che si ha riunitamente di un solo; ed in fine, i molti
possono bensì essere continuamente ingiusti oppressori dell'universale, ma non
mai, per loro privato capriccio, dei diversi individui. In codesti governi di
più, che la corruzione dei tempi, lo avere scambiato ogni nome, e guasta ogni
idea, hanno fatto chiamar repubbliche; il popolo in codesti governi, non meno
schiavo che nella mono-tirannide, gode nondimeno di una certa apparenza di
libertà, ed ardisce profferirne il nome senza delitto: e, pur troppo il popolo,
allor quando corrotto è, ignorante, e non libero, egli si appaga della sola
apparenza.
Ma, tornando io alla tirannide di un solo, dico; che di
questa ve n'ha di più sorti. Ereditaria può essere, ed anche elettiva. Di
questa seconda specie sono, fra i moderni, lo stato pontificio, e molti degli
altri stati ecclesiastici. Il popolo, in tali governi, pervenuto all'ultimo
grado di politica stupidità, vede a ogni tratto, per la morte del celibe
tiranno, ricadere in sua mano la propria libertà, che egli non conosce, né
cura; quindi se la vede tosto ritogliere dai pochi elettori che gli ricompongono
un altro tiranno, il quale ha per lo più tutti i vizj degli ereditarj tiranni,
e non ne ha la forza effettiva per costringere i sudditi a sopportarlo. E
questa tirannide pure tralascerò, come toccata in sorte a pochissimi uomini; e,
per la loro smisurata viltà, indegni interamente di un tal nome.
Intendo io dunque di ragionare oramai di quella ereditaria
tirannide, che da lunghi secoli in varie parti del globo più o meno radicata,
non mai, o rarissimamente o passeggeramente, ricevea danni dalla risorta
libertà; e non veniva alterata o distrutta, se non se da un'altra tirannide. In
questa classe annovero io tutti i presenti regni dell'Europa, eccettuandone
soltanto finora quel d'Inghilterra e la Pollonia ne eccettuerei, se alcuna
parte di essa salvandosi dallo smembramento, e persistendo pure nel volere aver
servi e chiamarsi repubblica, servi ne divenissero i nobili, e libero il
popolo.
MONARCHIA, è il dolce nome che la ignoranza, l'adulazione, e
il timore, davano e danno a questi sì fatti governi. A dimostrarne la
insussistenza, credo che basti la semplice interpretazione del nome. O
monarchia vuol dire, la esclusiva e preponderante autorità d'un solo; e
monarchia allora è sinonimo di tirannide: o ella vuol dire, l'autorità di un
solo, raffrenato da leggi; le quali, per poter raffrenare l'autorità e la
forza, debbono necessariamente anch'esse avere una forza ed autorità effettiva,
eguale per lo meno a quella del monarca; e in quel punto stesso in cui si
trovano in un governo due forze e autorità in bilancia fra loro, egli
manifestamente cessa tosto di essere monarchia. Questa greca parola non
significa altro in somma, fuorché Governo ed autorità d'uno solo; e
con leggi; s'intende; perché niuna società esiste senza alcuna legge
tal quale: ma, ci s'intende pur anco Autorità di un solo sopra alle
leggi; perché niuno è monarca, là dove esiste un'autorità maggiore, o
eguale, alla sua.
Ora, io domando in qual cosa differisca il governo e
autorità di un solo nella tirannide, dal governo e autorità d'un solo nella
monarchia. Mi si risponde: "Nell'abuso". Io replico: "E chi vi
può impedire quest'abuso?" Mi si soggiunge: "Le leggi".
Ripiglio: "Queste leggi hanno elle forza ed autorità per se stesse,
indipendente affatto da quella del principe?" Nessuno più a questa
obiezione mi replica. Dunque, all'autorità d'un solo, potente ed armato,
andando annessa l'autorità di queste pretese leggi (e fossero elle pur anche
divine) ogniqualvolta le leggi e costui non concordano, che faranno le misere,
per se stesse impotenti, contro alla potestà assoluta e la forza? Soggiaceranno
le leggi: e tutto giorno, in fatti, soggiacciono. Ma, se una qualunque
legittima forza effettiva verrà intromessa nello stato per creare, difendere, e
mantenere le leggi, chiarissima cosa è che un tale governo non sarà più
monarchia; poiché al fare o disfare le leggi l'autorità d'un solo non vi
basterà. Onde, questo titolo di monarchia, perfettissimo sinonimo di tirannide,
ma non così abborrito finora, non viene adattato ai nostri governi per altro,
che per accertare i principi della loro assoluta signoria; e per ingannare i
sudditi, lasciandoli o facendoli dubitare della loro assoluta servitù.
Di quanto asserisco, se ne osservi continuamente la prova
nella opinione stessa dei moderni re. Si gloriano costoro del nome di monarchi,
e mostrano di abborrire quel di tiranni; ma nel tempo stesso reputano assai
minori di loro quegli altri pochi principi o re, che ritrovando limiti
infrangibili al loro potere, dividono l'autorità colle leggi. Questi assoluti
re sanno dunque benissimo, che fra monarchia e tirannide non passa differenza
nessuna. Così lo sapessero i popoli, che pure tuttora colla loro trista
esperienza lo provano! Ma i principi europei, di tiranni tengono caro il
potere, e di monarchi il nome soltanto: i popoli all'incontro, spogliati,
avviliti, ed oppressi dalla monarchia, la sola tirannide stupidamente
abborriscono.
Ma i pochi uomini, che re non sono né schiavi, ove per
avventura non tengano a vile del paro i principi tutti; i monarchi, come
tiranni; ed i principi limitati, come perpetuamente inclinati a divenirlo; i
pochi veri uomini pensanti, si avveggono pure quanto sia più onorevole, più
importante, e più gloriosa dignità il presiedere con le leggi ad un libero
popolo d'uomini, che il malmenare a capriccio un vile branco di pecore.
Tralascio ogni ulteriore prova (che necessaria non è) per
dimostrare che una monarchia limitata non vi può essere, senza che
immediatamente cessi la monarchia; e che ogni monarchia non limitata è
tirannide, ancorché il monarca in qualche istante, non abusando egli in nessun
modo del suo poter nuocere, tiranno non sia. E tali prove tralascio, per amor
di brevità, e perché intendo di parlare a lettori, a cui non è necessario il
dir tutto. Passerò quindi ad analizzare la natura della mono-tirannide, e quai
siano i mezzi per cui, così ben radicatasi nell'Europa, inespugnabile ella vi
si tiene oramai.
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